Wednesday, December 30, 2009
Monday, December 21, 2009
Saturday, December 19, 2009
Friday, December 18, 2009
Echelon e la società del futuro
Echelon e la società del futuro
di Luca Mainoldi
Il sistema gestito dalla Nsa e l'evoluzione della società dell’informazione. L'aiuto di compagnie private e società telefoniche nella creazione di nuovi strumenti per l'intercettazione e l'analisi dei dati. Il ruolo dell'Fbi.
Le agenzie del Patto Ukusa (che gestiscono il sistema Echelon) spiano i partecipanti al vertice sul clima di Copenaghen (1). Questa notizia offre lo spunto, a distanza di 10 anni dal nostro primo articolo dedicato a Echelon (2), di riprendere l’argomento alla luce degli sconvolgimenti geopolitici avvenuti dopo l’11 settembre 2001 e dall’evoluzione della società dell’informazione.
A proposito dell’11 settembre Echelon, o meglio la National Security Agency (Nsa) che lo gestisce, aveva in mano alcuni elementi che, se ben utilizzati, avrebbero potuto mettere gli organi di sicurezza statunitensi sulle tracce di alcuni dei terroristi dell’11 settembre. Infatti, secondo la versione ufficiale rilasciata dalle autorità americane, la Nsa aveva messo sotto controllo “l’hub telefonico” di Al Qaida. Si tratta di un telefono (il cui numero era 011-967-1-200-578) di una casa nello Yemen da dove venivano smistate le telefonate tra i vertici della rete terroristica e alcuni dei presunti dirottatori dell’11 settembre (3). Ma una serie di barriere interne alla comunità di intelligence avrebbe impedito la condivisione delle informazioni raccolte e il loro utilizzo per prevenire gli attentati.
Questo episodio è uno degli esempi riscontrati dagli esperti che hanno indagato le cause del fallimento dell’intelligence all’indomani dei noti attentati, di come sia difficile “connettere i punti”. In pratica la comunità di intelligence americana (16 agenzie riunite dal 2005 sotto l’egida di un Director of National Intelligence, Dni) disponeva di diversi elementi per prevenire il complotto, ma ha fallito nel congiungerli per creare un quadro d’insieme.
La risposta a tale problema è consistito in una riforma dell’intelligence community con la creazione della figura del Dni (approvata alla fine del 2004) e nell’affidarsi alla tecnologia per estrarre da un numero enorme di dati indizi, tracce, o vere e proprie informazioni di intelligence utili a prevenire nuovi attacchi. Come spiegato in un precedente articolo (4), la Nsa e le altre agenzie di intelligence statunitensi, con l’aiuto di compagnie private, hanno creato degli strumenti sempre più raffinati, di analisi delle informazioni contenute nelle banche dati dove si trovano le informazioni su milioni (se non miliardi) di persone.
Per non tediare il lettore con una descrizione particolareggiata delle tendenze in atto, si riassumono i punti salienti delle trasformazioni che sta subendo la Nsa.
Progressiva scomparsa della barriera tra spionaggio esterno e interno
L’Amministrazione Bush ha avviato un programma di raccolta informativa all’interno del sistema di comunicazione statunitense, ancora prima dell’11 settembre, almeno secondo la testimonianza di Joseph P. Nacchio, il capo di Qwest, che afferma di aver ricevuto a fine febbraio 2001 la richiesta di installare illegalmente dei sistemi di intercettazione della Nsa nella rete a fibra ottica della sua società. La motivazione ufficiale era che non era possibile fare altrimenti, essendo la rete telematica mondiale strettamente dipendente da quella statunitense. In pratica mentre il vecchio Echelon, che è ancora operante ed è stato modernizzato, intercetta le comunicazioni che passano per i satelliti (in primis Intelsat e Inmarsat), la maggior parte delle comunicazioni digitali (Internet, e-mail, ecc..) transita attraverso cavi oceanici, i cui hub di smistamento si trovano in buona parte negli Stati Uniti. Per ragioni economiche in questi hub convergono anche le comunicazioni interne statunitensi. Ed è qui che la Nsa ha installato i suoi dispositivi di intercettazione, con la complicità delle società telefoniche che gestiscono i centri.
Il sistema di intercettazione globale è noto come Terrorist Surveillance Program (Tsp) ed è stato denunciato da alcuni insider che lavorano nelle compagnie di telecomunicazioni e nella stessa Nsa. Il primo è stato un impiegato della AT&T, Mark Klein, che ha rivelato come il traffico Internet passi attraverso lo switch dei cavi a fibra ottica nella struttura della compagnia a Folsom Street (San Francisco) e sia intercettato dalla Nsa, tramite un congegno noto come “splitter”. Questo dispositivo permette di effettuare una copia di tutto il traffico che transita nel sistema della AT&T, che viene trasmesso tramite una fibra ottica ad una stanza (nota come SG-3) sotto il controllo della Nsa. Qui un dispositivo (Narus STA 6400), prodotto dalla compagnia israeliana Narus, permette di effettuare un’analisi semantica del traffico e di individuare in una massa enorme di dati le comunicazioni di obiettivi pre-ordinati. Il sistema è in grado di intercettare le e-mail (compresi gli attachment), VOIP, le ricerche effettuate sul Web e così via. In almeno 15 altri complessi della AT&T (altri affermano che possono essere 30) vi sono sistemi di questo tipo. Oltre alla AT&T anche le altre maggiori compagnie di telecomunicazioni americane collaborano con la Nsa e l’Fbi.
I sistemi di intercettazione della Nsa sono ormai integrati con quelli che l’Fbi gestisce dall’Engineering Research Facility (Erf), collocata presso l’Accademia del Bureau di Quantico, in Virginia. Qui giungono le informazioni raccolte da apposite apparecchiature inserite dal Bureau nei nodi vitali della reti di comunicazione dei diversi operatori delle telecomunicazioni statunitensi.
La distinzione tra intercettazioni al di fuori degli Stati Uniti e quelle all’interno del paese si è ridotta, se non scomparsa quasi del tutto. Le protezioni offerte ai cittadini statunitensi dal Fisa (Foreign Intelligence Surveillance Act) in vigore dal 1978, sono state fortemente attenuate con il concorso dei deputati e dei senatori democratici. Lo stesso Obama ha confermato l’immunità dai ricorsi giudiziali concesso da Bush alle telecom che collaborano con l’intelligence Usa.
Un Echelon a fibra ottica
Lo schema che ha portato al sistema di intercettazione delle comunicazioni satellitari Echelon si è esteso alle comunicazioni via cavo. I 5 paesi dell’Accordo Uk-Usa (Usa, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda), che gestiscono il sistema Echelon, si sono accordati per intercettare i cavi a fibra ottica che passano per i loro territori. Ma ciò non è sufficiente a controllare tutti i sistemi di comunicazione intercontinentali, come ad esempio il cavo FLAG Falcon, che collega Bombay (o Mumbai) al Medio Oriente. Bombay è l’hub per i principali cavi che collegano l’Asia al Medio Oriente (FLAG, FLAG Falcon, SEA-WE 3 (5) e SEA-WE 4).
Tra gli Stati collegati dai cavi che passano per Bombay ve ne sono alcuni di grande interesse per l’intelligence statunitense come Pakistan, Iran, Iraq, Yemen e Sudan. La nuova partnership strategica tra India e Stati Uniti potrebbe sfociare (o forse lo è già) in un accordo per inserire le apparecchiature spionistiche della Nsa nelle centraline dei cavi che giungono a Bombay. La Nsa (e gli altri servizi del patto Uk-Usa, oltre a quelli di altre potenze come la Francia) sta cercando di creare nuove relazioni con i servizi dei paesi nei cui territori si trovano le centraline dei cavi intercontinentali.
Il controllo della rete di comunicazione mondiale si inserisce in un vasto programma di data mining, simile al Total Information Awareness (Tia) (6), che integra l’analisi delle comunicazioni a quello delle transazioni finanziarie internazionali tramite la rete Swift.
Nonostante il trasferimento in Svizzera dagli Stati Uniti del server di backup di Swift a fine novembre 2009, Stati Uniti e Unione Europea hanno raggiunto un accordo che permette alla agenzie statunitensi di continuare ad avere accesso ai dati bancari dei cittadini europei.
Concentrazione delle attività di raccolta e analisi in un numero ridotto di basi specializzate
L’attacco non convenzionale dell’11 settembre ha reso consapevoli i responsabili della Nsa della vulnerabilità di Fort Meade, la sede centrale dell’Agenzia, nei pressi di Baltimora (Maryland), dove confluiscono la maggior parte delle intercettazioni raccolte dalle diverse stazioni sparse in tutto il mondo e dai satelliti Sigint/Comint. Si è quindi deciso di avviare un decentramento delle capacità di analisi dell’agenzia in quattro diverse strutture collocate in diverse aree degli Stati Uniti. Si tratta di Fort Gordon, conosciuto come Georgia Regional Security Operations Center (Nsa/Css Georgia), che sta subendo un’importante ristrutturazione (dal costo di circa 1 miliardo di dollari).
Al termine dei lavori, nel 2012, Nsa Georgia accoglierà circa 4mila impiegati incaricati di analizzare le comunicazioni del Medio Oriente e del Nord Africa. Gli analisti possono avvalersi di nuovi software come Avia (Arabic Variant Identification Aid), che tra l’altro facilita l’individuazione dell’origine di chi viene intercettato, riconoscendo il tipo di dialetto arabo parlato. Nsa Texas si trova presso il Medina Annex della base dell’aeronautica di Lackland. Il suo bersaglio prioritario è l’America Latina e i Caraibi, ma dopo l’11 settembre ha iniziato ad aiutare Nsa Georgia nel sorvegliare obiettivi in Medio Oriente e in alcuni Stati europei, come ad esempio la Bosnia. La terza base che viene potenziata è Nsa Hawai, attualmente collocata in un bunker, risalente alla seconda guerra mondiale e poi ampliato e ristrutturato, a Kunia, nell’isola di Oahu. La sua area di responsabilità riguarda l’Asia e il Pacifico. I piani della Nsa prevedono la costruzione di una nuova base (dal costo di 318 milioni di dollari) a Wahiawa, che sarà completata nel 2010.
La quarta struttura in forte espansione è la base di Denver, in Colorado. Conosciuta come Denver Security Operations Center è collocata presso la Buckley Air Force Base ad Aurora, appena fuori Denver. Per anni questa base è stata un nodo di raccolta dei segnali provenienti dai satelliti di spionaggio elettronico, come i Vortex o Mercury, che venivano convogliati a Fort Meade per essere analizzati e interpretati. Ora gran parte del lavoro di analisi verrà effettuato in Colorado, uno Stato che presenta diversi vantaggi agli occhi della Nsa.
Qui infatti risiede il Comando Spaziale dell’Aviazione e il famoso Norad (il comando binazionale Canada-Stati Uniti per la difesa dello spazio aereo nordamericano), ragione per cui nello Stato sono fiorite diverse importanti industrie aerospaziali ed elettroniche. A Denver, inoltre, sembra che sia stata collocata la sede della Domestic Division della Cia. Se questa notizia fosse confermata la capitale del Colorado potrebbe vantare il titolo di Spooks’ City.
Feed power to the System
In Colorado, inoltre, la Nsa sta costruendo un enorme centro di immagazzinamento dati, capace di incamerare ogni due giorni una quantità di dati pari a quelli racchiusi nella Biblioteca del Congresso. Infatti, per poter gestire i diversi programmi di data mining e le enormi quantità di dati raccolti attraverso i vecchi e nuovi sistemi di intercettazione, l’agenzia sta costruendo enormi centri dati, in località distanti da Fort Meade, sia per motivi di sicurezza sia per la necessità urgente di elettricità. Per far funzionare le migliaia di computer che costituiscono l’ossatura di questi sistemi, occorrono quantità enormi di energia. La società elettrica di Baltimora fa fatica a tener testa alle richieste crescenti di energia della sede centrale della Nsa. Occorre quindi una soluzione, creando almeno altre due strutture decentralizzate, oltre a quella in Colorado. La prima si trova a San Antonio in Texas, dove un ex impianto per la fabbricazione di microchip della Sony è stato convertito nel Texas Cryptology Center. Nella nuova struttura verranno impiegati 1500 persone, un numero eccessivo per un semplice (anche se enorme) deposito dati, ma adeguato per una struttura incaricata oltre che di custodirli, di analizzarli.
Il Texas per i dirigenti della Nsa presenta diversi vantaggi. Oltre ad essere sede, come già visto, di un’altra importante struttura della Nsa, lo Stato dispone di una rete elettrica autonoma dal resto degli Stati Uniti (e l’elettricità di San Antonio è la meno cara del Texas), per cui se dovesse verificarsi un incidente catastrofico che coinvolgesse l’intera rete elettrica degli States (i lettori italiani ricorderanno il black-out nazionale nel settembre 2003), l’impianto texano continuerebbe a funzionare. Per questo motivo anche la Microsoft ha deciso di collocare a San Antonio il proprio centro dati, un complesso da 500 milioni di dollari, dove migliaia di computer gestiranno ad esempio gli account di circa 300 milioni di utenti di Hotmail. Guarda caso questa marea di dati affluirà vicino al supercomplesso degli “spioni” della Nsa. Secondo il “biografo della Nsa”, James Bamford i due impianti potrebbero benissimo essere collegati da una fibra ottica.
Il terzo Stato scelto dalla Nsa è lo Utah dove sorgerà un imponente complesso nei pressi della base della Guardia Nazionale di Fort Williams.
La nuova installazione ha ricevuto un primo finanziamento di 181 milioni di dollari (su un totale che potrebbe arrivare a 2 miliardi di dollari) nell’ambito del primo budget della Difesa firmato da Obama. Un segno che l’Amministrazione democratica non intende ridurre le spese per le attività di intelligence, che rimangono prioritarie, e possono ricevere fondi dirottati da programmi giudicati non essenziali (come ad esempio il caccia F 22, prodotto in soli 183 esemplari).
Anche il complesso dello Utah richiede considerevoli quantità di energia elettrica, 65 megawatt di energia, pari al consumo domestico di Salt Lake City, che verranno forniti da un’apposita centrale che verrà costruita a Fort Williams. Nello Utah tra l’altro ha sede la 300th Military Intelligence Brigade, formata da alcuni dei migliori linguisti del Dipartimento della Difesa (7): tra questi vi sono diversi missionari mormoni che sono perfettamente bilingui.
Il complesso dello Utah, che dovrebbe creare circa 1200 posti di lavoro, è inserito nell’ambito del progetto di cyber security nazionale, che è stato affidato alla Nsa.
I critici del programma ribattono che la cyber security nasconde invece il dispositivo di spionaggio delle comunicazioni domestiche avviato dall’Amministrazione Bush e continuato da quella di Obama. Il giornalista investigativo Wayne Madsen (un ex appartenente alla Nsa, che vanta diversi contatti nell’intelligence community) ha rivelato che il programma Einstein, gestito ufficialmente dal Dhs per proteggere i computer governativi da assalti informatici, in realtà sia gestito dalla Nsa utilizzando tecnologie impiegate per intercettare le e-mail e il traffico Internet della Russia e di altri paesi.
Ricorso all’outstourcing (con il rischio della compromissione della sicurezza nazionale)
Le attrezzature di intercettazione inserite nei gangli vitali delle reti di comunicazione statunitense (che hanno, come visto, un’importanza fondamentale per la rete globale) sono prodotte e gestite da alcune aziende private, molte delle quali sono israeliane. Nomi come Narus, Nice, Verint, Comverse, in grande parte sconosciuti al grande pubblico, rappresentano le compagnie che si spartiscono il mercato mondiale delle intercettazioni.
I servizi segreti e le forze di polizia di diverse parti del mondo utilizzano i sistemi sviluppati da queste società fondate da ex appartenenti alla segretissima Unit 8200, l’equivalente israeliano della Nsa. Questa unità impiega in gran parte personale di leva, scelto tra i giovani più dotati nel campo della matematica, della criptoanalisi e della lingue. Quelli particolarmente versati nelle tecnologie più sofisticate sono inseriti in progetti per lo sviluppo di nuove apparecchiature spionistiche. Una volta congedati alcuni degli ex appartenenti all’Unità decidono di fondare una propria azienda nel campo dell’alta tecnologia, servendosi delle conoscenze acquisite durante il servizio militare. Un articolo di Haaretz del 2000 afferma che i veterani della Unit 8200 hanno fondato da 30 a 40 compagnie ad alta tecnologia, alcune delle quali sono state quotate a Wall Street. Il giornale israeliano citava un ex capo della Unit 8200 secondo il quale “molte tecnologie in uso in tutto il mondo e sviluppate in Israele erano in origine tecnologie militari che sono state sviluppate e migliorate da veterani dell’Unità”.
Nella comunità di intelligence statunitense sono sorti dubbi sul fatto di affidarsi a contractors esterni per gestire il sistema che intercetta gran parte delle comunicazioni statunitensi (e mondiali). Soprattutto se questi contractors sono legati, direttamente o indirettamente, all’intelligence israeliana.
1 Philip Dorling, Spy agencies keep an eye on changing political climate, “The Canberra Times”, 12 dicembre 2009 (http://www.canberratimes.com.au/news/local/news/general/spy-agencies-keep-an-eye-on-changing-political-climate/1703272.aspx#)
2 Luca Mainoldi “Spiarsi tra alleati: la Nato nella rete anglo-americana” in Limes 2/1999; al quale ha fatto seguito del medesimo autore “Oltre Echelon: dove va lo spionaggio elettronico” in I Quaderni Speciali di Limes 1/2001
3 A titolo di curiosità il numero del telefono satellitare Inmarsat di Bin Laden era 00-873-682505331. Ma da anni non è più attivo….
4 Cfr. Luca Mainoldi, Prove di Grande Fratello, limesonline
5 Si tratta del cavo più lungo del mondo che collega alcuni Paesi europei (inclusi Gran Bretagna, Germania e Francia) all’Asia (inclusi Cina, Giappone e Singapore) e all’Australia.
6 Vedi Luca Mainoldi, Prove di Grande Fratello, cit.
7 Sono circa una ventina le lingue nelle quali i militari della Brigata sono versati: arabo, coreano, cinese, francese, farsi, portoghese, russo, serbo-croato, spagnolo, tagalog, tedesco, thai, turco e vietnamita..
http://temi.repubblica.it/limes/echelon-e-la-societa-del-futuro/9569?h=0
Wednesday, December 16, 2009
Monday, December 14, 2009
Ecologia...serial killer?
WWF.
L'oscuro origine di una delle organizzazioni ambientaliste più conosciute e rispettate del mondo, la trasformazione di una ideologia terrificante in un movimento globale di protezione dell'ambiente.
Sunday, September 13, 2009
Monday, August 31, 2009
Sunday, August 30, 2009
Etienne de la Boétie, 1530/1563, giurista e politico francese.
"Discorso sulla servitù volontaria"
Il Discorso, benché scritto 450 anni fa, conserva ancora oggi un carattere fortemente attuale. Oltre che per i suoi aspetti teorici, la forza di quest’opera consiste nell’affermare contro ogni tirannia il diritto alla disobbedienza civile: «siate decisi a non servire più, ed eccovi liberi».
Facendo attenzione che ciò non sia per alcuni il pretesto per instaurare una nuova tirannia, diversa nella forma ma identica nella sostanza, di modo che “tutto cambi affinché nulla cambi”. A costoro è giusto che non arrida il successo in quanto «non bisogna abusare del santo nome della libertà per compiere imprese malvagie ».
Questo è il messaggio che La Boétie ci manda dal suo testo, in nome della libertà, contro ogni tirannia.
Estratto dal discorso:
«questo tiranno solo, non c’è bisogno di combatterlo, non occorre sconfiggerlo, è di per sé già sconfitto, basta che il paese non acconsenta alla propria schiavitù. Non bisogna togliergli niente, ma non concedergli nulla. Non occorre che il paese si preoccupi di fare niente per sé, a patto di non fare niente contro di sé. Sono dunque i popoli stessi che si lasciano o piuttosto si fanno tiranneggiare, poiché smettendo di servire ne sarebbero liberi. È il popolo che si assoggetta, che si taglia la gola e potendo scegliere fra l’essere servo e l’essere libero, lascia la libertà e prende il giogo; che acconsente al suo male, o piuttosto lo persegue. […] se per avere la libertà basta desiderarla, se c’è solo bisogno di un semplice atto di volontà, quale popolo al mondo potrebbe valutarla ancora troppo cara, potendola ottenere solo con un desiderio […] ?».
«Colui che tanto vi domina non ha che due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di più dell’uomo meno importante dell’immenso ed infinito numero delle nostre città, se non la superiorità che gli attribuite per distruggervi. Da dove ha preso tanti occhi, con i quali vi spia, se non glieli offrite voi? Come può avere tante mani per colpirvi, se non le prende da voi? I piedi con cui calpesta le vostre città, da dove li ha presi, se non da voi? Come fa ad avere tanto potere su di voi, se non tramite voi stessi? Come oserebbe aggredirvi, se non avesse la vostra complicità? Cosa potrebbe farvi se non foste i ricettatori del ladrone che vi saccheggia, complici dell’assassino che vi uccide e traditori di voi stessi?».
«Vi sono tre tipi di tiranni: gli uni ottengono il regno attraverso l’elezione del popolo, gli altri con la forza delle armi, e gli altri ancora per successione ereditaria. Chi lo ha acquisito per diritto di guerra si comporta in modo tale da far capire che si trova, diciamo così, in terra di conquista. Coloro che nascono sovrani non sono di solito molto migliori, anzi essendo nati e nutriti in seno alla tirannia, succhiano con il latte la natura del tiranno, e considerano i popoli che sono loro sottomessi, come servi ereditari; e, secondo la loro indole di avari o prodighi, come sono, considerano il regno come loro proprietà. Chi ha ricevuto il potere dello Stato dal popolo […] è strano di quanto superino gli altri tiranni in ogni genere di vizio e perfino di crudeltà, non trovando altri mezzi per garantire la nuova tirannia che estendere la servitù ed allontanare talmente i loro sudditi dalla libertà, che, per quanto vivo, gliene si possa far perdere il ricordo. A dire il vero, quindi, esiste tra loro qualche differenza, ma non ne vedo affatto una possibilità di scelta; e per quanto i metodi per arrivare al potere siano diversi, il modo di regnare è quasi sempre simile».
«certamente tutti gli uomini, finché conservano qualcosa di umano, se si lasciano assoggettare, o vi sono costretti o sono ingannati […] È incredibile come il popolo, appena è assoggettato, cade rapidamente in un oblio così profondo della libertà, che non gli è possibile risvegliarsi per riottenerla, ma serve così sinceramente e così volentieri che, a vederlo, si direbbe che non abbia perduto la libertà, ma guadagnato la sua servitù. È vero che, all’inizio, si serve costretti e vinti dalla forza, ma quelli che vengono dopo servono senza rimpianti e fanno volentieri quello che i loro predecessori avevano fatto per forza. È così che gli uomini che nascono sotto il giogo, e poi allevati ed educati nella servitù, senza guardare più avanti, si accontentano di vivere come sono nati, e non pensano affatto ad avere altro bene né altro diritto, se non quello che hanno ricevuto, e prendono per naturale lo stato della loro nascita. Non si può dire che la natura non abbia un ruolo importante nel condizionare la nostra indole in un senso o nell’altro; ma bisogna altresì confessare che ha su di noi meno potere della consuetudine: infatti l’indole naturale, per quanto sia buona, si perde se non è curata; e l’educazione ci plasma sempre alla sua maniera, comunque sia, malgrado l’indole. I semi del bene che la natura mette in noi sono così piccoli e fragili da non poter sopportare il minimo impatto di un’educazione contraria; si conservano con più difficoltà di quanto si rovinino, si disfino e si riducano a niente». Benché dunque l’indole umana sia libera, l’abitudine ha sugli individui effetti maggiori che non la loro indole, e così essi accettano la servitù se sono sempre stati educati come schiavi: «La natura dell’uomo è proprio di essere libero e di volerlo essere, ma la sua indole è tale che naturalmente conserva l’inclinazione che gli dà l’educazione».
«i teatri, i giochi, le farse, gli spettacoli, i gladiatori, le bestie esotiche, le medaglie, i quadri ed altre simili distrazioni poco serie, erano per i popoli antichi l’esca della servitù, il prezzo della loro libertà, gli strumenti della tirannia. Questi erano i metodi, le pratiche, gli adescamenti che utilizzavano gli antichi tiranni per addormentare i loro sudditi sotto il giogo. Così i popoli, istupiditi, trovando belli quei passatempi, divertiti da un piacere vano, che passava loro davanti agli occhi si abituavano a servire più scioccamente dei bambini che vedendo le luccicanti immagini dei libri illustrati, imparano a leggere».
«I tiranni elargivano un quarto di grano, un mezzo litro di vino ed un sesterzio; e allora faceva pietà sentir gridare: “Viva il re!” Gli zoticoni non si accorgevano che non facevano altro che recuperare una parte del loro, e che quello che recuperavano, il tiranno non avrebbe potuto dargliela, se prima non l’avesse presa a loro stessi».
«gli imperatori romani non dimenticarono neanche di assumere di solito il titolo di tribuno del popolo, sia perché quella era ritenuta sacra, sia perché era stata istituita per la difesa e la protezione del popolo, e sotto la tutela dello Stato. Così si garantivano che il popolo si fidasse di più di loro, come se dovesse sentirne il nome e non invece gli effetti. Oggi non fanno molto meglio quelli che compiono ogni genere di malefatta, anche importante, facendola precedere da qualche grazioso discorso sul bene pubblico e sull’utilità comune».
«non lo si crederà immediatamente, ma certamente è vero: sono sempre quattro o cinque che sostengono il tiranno, quattro o cinque che mantengono l’intero paese in schiavitù. È sempre successo che cinque o sei hanno avuto la fiducia del tiranno, che si siano avvicinati da sé, oppure chiamati da lui […]. Questi sei ne hanno seicento che profittano sotto di loro, e fanno con questi seicento quello che fanno col tiranno. Questi seicento ne tengono seimila sotto di loro, che hanno elevato nella gerarchia, ai quali fanno dare o il governo delle province, o la gestione del denaro pubblico […].Da ciò derivano grandi conseguenze, e chi vorrà divertirsi a sbrogliare la matassa, vedrà che, non seimila, ma centomila, milioni, si tengono legati al tiranno con quella corda […]. Insomma che ci si arrivi attraverso favori o sotto favori, guadagni e ritorni che si hanno sotto i tiranni, si trovano alla fina quasi tante persone per cui la tirannia sembra redditizia, quante quelle cui la libertà sarebbe gradita».
«credo che sia fuori dubbio che, se vivessimo secondo i diritti che la natura ci ha dato e secondo gli insegnamenti che ci rivolge, saremmo naturalmente obbedienti ai genitori, seguaci della ragione e servi di nessuno. […] di sicuro, se mai c’è qualcosa di chiaro ed evidente nella natura, che è impossibile non vedere, è che la natura, ministro di Dio, la governatrice degli uomini, ci ha fatti tutti della stessa forma, e come sembra, allo stesso stampo, perché possiamo riconoscerci reciprocamente come compagni o meglio come fratelli. E se, dividendo i doni che ci faceva, ha avvantaggiato nel corpo o nella mente gli uni più degli altri, non ha inteso per questo metterci al mondo come in recinto da combattimento, e non ha mandato quaggiù né i più forti né i più furbi come briganti armati in una foresta, per tiranneggiare i più deboli. Ma, piuttosto, bisogna credere che la natura dando di più agli uni e di meno agli altri, abbia voluto lasciar spazio all’affetto, perché avesse dove esprimersi, avendo gli uni potere di dare aiuto, gli altri bisogno di riceverne. […] non bisogna dubitare che siamo naturalmente liberi, perché siamo tutti compagni, e a nessuno può venire in mente che la natura abbia messo qualcuno in servitù, dopo averci messo tutti insieme. […] Se ne deve concludere che la libertà è un dato naturale, e per ciò stesso, a mio avviso, che non solo siamo nati in possesso della nostra libertà, ma anche con la volontà di difenderla».
Monday, August 10, 2009
L'impero colpisce. Ancora. Capitolo II
Le origini di una cultura politica che affonda le sue radici in una lunga tradizione di operazioni e missioni militari.
Seconda parte dedicata alle spedizioni dell'800.
Friday, August 7, 2009
L'impero colpisce. Ancora. Capitolo I
Le origini di una cultura politica che affonda le sue radici in una lunga tradizione di operazioni e missioni militari.
Prima parte dedicata alle prime spedizioni a fine '700 e primi dell'800.
L'impero degli Imperi. Capitolo I
Genesi del più grande Impero della storia dell'umanità.
Come gli Stati Uniti d'America da colonia inglese sono arrivati ad essere una potenza egemone che non ha eguali nella storia.
Video documentario sulla storia militare del nord America.
http://sites.google.com/site/web011de...
Fonti:
Google images
Internet
American naval history photo web site
Congress library
Smithsonian museum web site
Public domain images wikipedia
http://www.italia-cuba.it/cuba/diritt...
www.globalsecurity.org
http://images.google.it/imgres?http:/...
http://history.sandiego.edu/gen/maps/...
Tuesday, June 30, 2009
Monday, April 27, 2009
Saturday, April 25, 2009
GLOSSARIO DEL DISINCANTO
di Naomi Klein
Non tutto va a meraviglia nell' Obamafanland, e non è molto chiaro a cosa può essere dovuto il cambio di umore. Forse è dovuto all'aroma stantio che emana l'ultimo riscatto bancario realizzato dal Dipartimento del Tesoro. O alla notizia che il principale assessore economico del presidente, Larry Summers, ha vinto milioni di dollari con le stesse banche e fondi di alto rischio di Wall Street che adesso protegge con una nuova regolamentazione. O forse è iniziato prima, con il silenzio di Obama durante l'attacco di Israele a Gaza.
Qualunque sia la goccia che ha riempito il bicchiere, un numero crescente di entusiasti sostenitori di Obama sta cominciando ad intravedere la possibilità che il loro uomo, in realtà, non salverà il mondo, per quanto sia grande la speranza che poniamo in questo.
Che, dopo tutto, è una buona cosa. Se la cultura dei superfans che ha portato Obama al potere si deve trasformare in un movimento politico indipendente con una forza sufficiente per produrre programmi capaci di far fronte all'attuale crisi, dovremmo tutti, smetterla con la speranza e cominciare a fare delle domande.
Nonostante ciò, un primo passo consiste nel comprendere questa terra di nessuno nella quale si trovano molti movimenti progressisti statunitensi. Per farlo, abbiamo bisogno di una serie di nuove parole, specifiche per questo momento di Obama. Qui ce ne sono parecchie.
Risacca della speranza. Allo stesso modo dell'altra, la risacca della speranza proviene dall'eccesso di qualche sostanza che in un determinato momento aveva un buon sapore, ma che in fin dei conti non era molto salubre e che ha portato a sentimenti di rimorso e anche di vergogna. Frasi tipo: "Quando ho sentito il discorso economico di Obama il cuore mi si è strappato ma più tardi, quando ho cercato di raccontare a qualche amico i piani del presidente sui milioni di licenziamenti e le esecuzioni ipotecarie, mi sono reso conto che non avevo nulla da dire. Ho una risacca di speranza".
Montagna russa della speranza. Come le altre montagne russe, questa descrive le emozionanti salite e discese dell'era di Obama, i giri che portano dall' allegria di avere un presidente che promuove l'educazione sul sesso sicuro allo scoraggiamento nel vedere che ha eliminato la possibilità di realizzare un sistema unico di pagamento per la salute, proprio in un momento in cui esso potrebbe diventare una realtà. Frasi tipo: "Sono rimasto shoccato quando Obama ha detto che avrebbe chiuso Guantanamo, ma adesso vogliono assicurarsi che i prigionieri di Bagram non godano di nessun diritto. Fermate questa montagna russa voglio scendere!"
Nostalgia della speranza. Come in quella normale, la gente colpita dalla nostalgia della speranza è intensamente nostalgica. Sente la mancanza della spinta dell'ottimismo della campagna elettorale e continua a cercare di tornare a catturare quel caldo e speranzoso sentimento; generalmente, per questo usa l'esagerazione del significato di azioni decenti relativamente lievi fatte da Obama. Frase tipo: "Mi sentivo veramente toccato dalla nostalgia della speranza per la scalata in Afghanistan, ma poi ho visto un video di YouTube di Michelle nel suo giardino biologico e sentivo come inaugurazione di un giorno tutto nuovo. Ma qualche ora più tardi, quando sono venuto a sapere che il governo di Obama avrebbe boicottato un'importante conferenza delle Nazioni Uniti sul razzismo, la nostalgia della speranza è ritornata con tutta la sua forza. Così mi sono dedicato a guardare le foto di Michelle vestita con abiti disegnati da sarti indipendenti di diverse origini etniche. Questo mi ha aiutato un po'."
Appesi alla speranza. Man mano che retrocede la speranza, l'appeso alla speranza, come appeso alla droga, vive nel raccoglimento, intentando qualsiasi cosa per allontanarsi dalla sostanza in questione. (trattasi di uno stato relazionato con la nostalgia della speranza, ma ancora più grave e che colpisce soprattutto i maschi di mezza età). Frase tipo: "Joe mi ha detto che è convinto che Obama ha messo Summers deliberatamente in tutto questo perchè sbagli col piano di salvataggio bancario, e questo darebbe a Obama la scusa di cui aveva bisogno per fare quello che veramente vuole fare: nazionalizzare le banche e trasformarle in cooperative di credito. E' veramente appeso (alla speranza) questo Joe".
Speranza distrutta. Come l'amante che ha il cuore distrutto, la fan di Obama non è arrabbiata con la speranza distrutta, ma terribilmente triste. Ha proiettato nel suo idolo una serie di poteri messianici e adesso è sconsolata nel suo disincanto. Frase tipo: "Credevo sinceramente che Obama ci avrebbe obbligato, finalmente, ad affrontare l'eredità della schiavitù di questo paese, e ad iniziare un seri dibattito nazionale sulla questione della razza. Ma, adesso, risulta che non menziona mai questo argomento e sta usando argomenti legali abbastanza contorti per non affrontare neanche i crimini durante l'epoca di Bush. Ogni volta lo sento dire: "andiamo avanti" mi distrugge la speranza nuovamente."
Regressione della speranza. Come ogni una battuta d'arresto, la speranza regredita è un cambio di direzione di 180° di tutto quello che è relazionato con Obama. Chi soffre di questo dolore sono stati nel loro giorno gli evangelisti più appassionati ad Obama, e adesso sono i suoi più ferventi critici. Frase tipo: "Almeno, con Bush tutti sapevamo che era un cretino. Adesso abbiamo le stesse guerre, le stessi carceri senza leggi, la stessa corruzione in Washington, ma siamo tutti così matti come quei personaggi di The Stepford Wives. Eco qui una regressione della speranza".
Nel tentativo di dare un nome a questi disturbi della speranza, mi domando cosa direbbe il recentemente defunto Studs Terkel circa la nostra risacca della speranza. Senza dubbio ci avrebbe raccomandato di non cedere allo scoraggiamento. Poco tempo fa ho preso uno dei suoi libri, Hope Dies Last (la speranza è l'ultima a morire), e senza andare molto lontana: il libro comincia con queste parole: "La speranza non è mai caduta da sopra, è sempre sorta dal basso".
Questo dice tutto. L'appello alla speranza è stato uno slogan stupendo per un candidato alla presidenza che non era tra i favoriti. Ma come posizione del presidente del paese più potente sulla terra, è pericolosamente diverso. Il compito che abbiamo man mano che si va avanti (come piace dire a Obama) non è quello di abbandonare la speranza, ma di trovare luoghi più appropriati per essa: fabbriche, quartieri e scuole, luoghi dove le tattiche dei sit-ins e le occupazioni, stanno vivendo un risorgimento.
Il politologo Sam Gindin scriveva che da un pò di tempo il movimento operaio può solo difendere lo status quo. Può esigere, per esempio, che le fabbriche di automobili che sono state chiuse si trasformino in future fabbriche verdi, nelle quali possano costruirsi veicoli di trasporto pubblico basati su un sistema di energia rinnovabile. Gidin scrive: "Essere realista implica ritirare la speranza dai discorsi e metterla in mano ai lavoratori."
E questo mi porta all'ultima parola di questo glossario:
Speranza dalla base. Frase tipo: "E' ora di smettere di credere che la speranza ci venga tramandata e cominciare ad spingerla da giù, dalla base"
Fonte: http://www.thenation.com/doc/20090504/klein?rel=hp_currently
Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA
Pubblicato da Alba kan. a 08:00 0 commenti
http://www.vocidallastrada.com/2009/04/glossario-del-disincanto.html
Wednesday, April 22, 2009
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Tuesday, January 13, 2009
Teodosio I
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Teodosio I | ||
---|---|---|
Imperatore romano | ||
Teodosio ritratto sull'omonimo missorio. | ||
Regno | agosto 378 – 15 maggio 392 | |
Nome completo | Flavio Teodosio | |
Nascita | Cauca | |
11 gennaio 347 | ||
Morte | Milano | |
17 gennaio 395 | ||
Sepoltura | chiesa dei Santi Apostoli, Costantinopoli | |
Predecessore | Valente | |
Successore | Onorio in Occidente, Arcadio in Oriente | |
Coniuge | Elia Flaccilla (fino al 385) | |
Galla | ||
Figli | Pulcheria, Arcadio e Onorio da Flaccilla Graziano, Galla Placidia e Giovanni[1] da Galla | |
Dinastia | casata di Teodosio | |
Padre | Teodosio | |
Madre | Termanzia |
Flavio Teodosio (Cauca, 11 gennaio 347 - Milano, 17 gennaio 395), conosciuto anche come Teodosio I e Teodosio il Grande dagli scrittori cristiani, fu imperatore romano dal 379 fino alla sua morte.
Teodosio, passato alla storia per aver reso il Cristianesimo religione ufficiale di stato dell'Impero romano, fu l'ultimo imperatore romano a regnare su un impero unificato: gli imperatori che ereditarono da lui il potere si spartirono l'impero, che in seguito non fu mai più governato nella sua interezza da un solo uomo.
Indice[nascondi] |
Carriera [modifica]
Teodosio nacque in Hispania, figlio di Teodosio il Vecchio, funzionario imperiale di rango elevato.
Seguì il padre in Britannia nel 368, col compito di sopprimere una cospirazione: riuscì a sconfiggere i Sassoni e le altre popolazioni provenienti dalla Scozia e dall'Irlanda.
Divenuto comandante militare in Mesia, nel 374 perse due legioni ad opera dei Sarmati e venne esonerato dall'imperatore Valentiniano I. L'anno successivo suo padre venne giustiziato e Teodosio si ritirò nella natìa Spagna.
Imperatore d'oriente [modifica]
Nulla si sa di lui fino a quando, il 19 gennaio 379, in seguito alla morte dell'imperatore Valente nella disastrosa Battaglia di Adrianopoli ad opera dei Goti, l'imperatore Graziano lo nominò co-imperatore, affidandogli la parte orientale dell'impero.
Rapporti diplomatici con i Goti [modifica]
Durante il regno di Teodosio le regioni orientali rimasero relativamente tranquille. I Goti, insieme ai loro alleati, si erano insediati stabilmente nei Balcani ed erano motivo di continuo allarme. La tensione crebbe a poco a poco, tanto che, a un certo punto, l'imperatore associato Graziano rinunciò a mantenere il controllo delle province illiriche e si ritirò a Treviri, allora compresa nel territorio della Gallia. Questa manovra aveva lo scopo di consentire a Teodosio di portare avanti senza intralci le successive operazioni militari. Un motivo di grave debolezza degli eserciti romani del tempo era legato alla pratica di arruolare contingenti fra le popolazioni barbare e farli combattere contro altri barbari, loro fratelli. Teodosio fu costretto a mettere un freno a questa pericolosa abitudine, inviando le nuove reclute nel lontano Egitto, con la necessaria e costosa conseguenza di doverle rimpiazzare con leve di più affidabili romani nelle altre province dell'impero. Nonostante ciò si ha notizia di improvvise defezioni di contingenti barbari e dei frequenti rovesci militari che ne furono conseguenza.
Graziano inviò alcuni generali per liberare l'Illiria dai Goti, consentendo a Teodosio di entrare finalmente a Costantinopoli il 24 novembre del 380, al termine di una campagna militare durata due anni. Il 3 ottobre 382 fu stipulato con i Goti stessi, o perlomeno con quelli che erano scampati alla guerra, un trattato che li autorizzava a stanziarsi lungo il corso del Danubio, che allora costituiva il confine dell'impero, e più precisamente nella diocesi di Tracia, e di godervi un'ampia autonomia. In seguito molti di loro avrebbero militato stabilmente nelle legioni romane, altri avrebbero partecipato a singole campagne militari in qualità di federati, altri ancora, riuniti in bande di mercenari, avrebbero continuato a cambiare alleanza, finendo col diventare un motivo di grande e perdurante instabilità politica per tutto l'impero. Negli ultimi anni del regno di Teodosio uno dei capi goti emergenti, Alarico I, partecipò alla campagna che Teodosio condusse nel 394 contro il rivale Eugenio, per poi rivoltarsi contro Arcadio, figlio di Teodosio e suo successore in Oriente, subito dopo la morte dello stesso Teodosio.
Il cristianesimo diventa religione di Stato [modifica]
All'inizio del suo regno Teodosio insieme agli altri due augusti, Graziano e Valentiniano II, promulgò nel 380 l'editto di Tessalonica, con il quale la fede cattolica diveniva la religione ufficiale dello stato.[2] La nuova legge riconosceva esplicitamente il primato delle sedi episcopali di Roma e di Alessandria in materia di teologia; grande influenza avevano inoltre i teologi di Costantinopoli, i quali, essendo sotto la diretta giurisdizione dell'imperatore, erano a volte destituiti e reintegrati in base al loro maggiore o minore grado di acquiescenza ai voleri imperiali.
Teodosio professava il credo niceno che si contrapponeva all'arianesimo: solo due giorni dopo essere giunto a Costantinopoli (il 24 novembre 380), Teodosio, con un atto che non mancò di produrre una violenta reazione, espulse dalla città il vescovo ariano Demofilo di Costantinopoli, affidando la conduzione delle chiese cittadine a Gregorio di Nazianzo, il patriarca della piccola comunità locale che praticava il credo niceno. Teodosio era appena stato battezzato dal vescovo Acolio di Tessalonica, mentre era gravemente ammalato, come era usanza nei primi tempi del cristianesimo.
Teodosio convocò inoltre nel 381 il primo concilio di Costantinopoli per condannare le eresie che si opponevano al credo niceno; durante questo concilio venne elaborato il simbolo niceno-costantinopolitano (una estensione del primo credo niceno), largamente in uso ai giorni nostri nella liturgia cristiana.
Nel 383 il giorno di riposo, il dies solis, rinominato dies dominicus divenne obbligatorio:[3]
« Idem aaa. ad Principium praefectum praetorio. Solis die, quem dominicum rite dixere maiores, omnium omnino litium et negotiorum quiescat intentio; debitum publicum privatumque nullus efflagitet; ne aput ipsos quidem arbitros vel e iudiciis flagitatos vel sponte delectos ulla sit agnitio iurgiorum. Et non modo notabilis, verum etiam sacrilegus iudicetur, qui a sanctae religionis instinctu rituve deflexerit. Proposita III non. nov. Aquileiae Honorio n. p. et Evodio conss. » | |
( Codice Teodosiano 11.7.13) |
Altri provvedimenti nel 381 ribadirono la proibizione di tutti i riti pagani[4] e stabilirono che coloro che da cristiani fossero ritornati alla religione pagana perdessero il diritto di fare testamento legale.[5] Nel 382 si sanciva, tuttavia, la conservazione degli oggetti pagani che avessero valore artistico.[6] Il divieto dei sacrifici cruenti e delle pratiche divinatorie ad essi collegate venne ribadito nel 385.[7] La confessione fu resa segreta sotto Teodosio, quando una donna, dinanzi a migliaia di fedeli, si accusò d'essere andata a letto, il giorno avanti, col diacono che la stava in quel momento confessando.[8]
Guerre civili [modifica]
Nel 383 Graziano morì assassinato mentre si appresta a combattere contro Magno Massimo, proclamato imperatore dalle legioni di Britannia. Appena raggiunto il potere, Magno Massimo inviò una ambasciata a Teodosio per proporre un trattato di amicizia che fu accettato, anche se l'imperatore orientale si stava preparando segretamente per la guerra.[9]
Sempre per sviare l'avversario, Teodosio impartì l'ordine di erigere una statua in onore di Magno Massimo ad Alessandria; l'ordine venne eseguito dal prefetto del pretorio Materno Cinegio che era stato inviato in oriente per reprimere gli antichi culti pagani. [10]
Nel 387 Massimo Magno, attraversò le Alpi arrivando a minacciare Milano, sede della prefettura d'Italia retta da Valentiniano II e dalla madre che cercano rifugio da Teodosio I che ottiene in sposa Galla, sorella di Valentiniano.
Teodosio mosse guerra a Magno Massimo, che fu sconfitto a Sciscia (oggi Sisech), nella battaglia della Sava, a Petovio (allora in Pannonia, odierna Ptuj in Slovenia), e definitivamente ad Aquileia nel 388.
Valentiniano II fu restaurato a Milano e sotto l'influenza di Teodosio lasciò l'arianesimo e aderì alla fede cattolica professata dal Concilio di Nicea.
Ambrogio e Teodosio [modifica]
Nel giugno del 390 la popolazione di Tessalonica (l'odierna Salonicco) si ribella e impicca il magister militum dell'Illirico e governatore della città Buterico, reo di aver arrestato un famoso auriga e di non aver permesso i giochi annuali. Teodosio ordina una rappresaglia; viene organizzata una gara di bighe nel grande circo della città a pochi giorni dai fatti, e, chiusi gli accessi, vengono trucidate circa 7000 persone. Giunta la notizia a Milano, Ambrogio, vescovo cattolico di Milano, scrive a Teodosio una lettera sdegnata[11] e lo costringe a mesi di penitenza e ad una richiesta pubblica di perdono che viene infine concessa nel Natale del 390. Secondo molti storici l'inasprimento della politica religiosa di Teodosio nei confronti del paganesimo fu in gran parte dovuta all'influenza di Ambrogio.
Provvedimenti contro il culto pagano [modifica]
Dopo l'episodio della ribellione di Tessalonica e della strage fatta perpetrare contro i cittadini ribelli da Teodosio e la successiva penitenza che gli fu imposta da Ambrogio, la politica religiosa dell'imperatore si irrigidì notevolmente: tra il 391 e il 392 furono emanati una serie di decreti (noti come decreti teodosiani) che attuavano in pieno l'editto di Tessalonica: venne interdetto l'accesso ai templi pagani e ribadita la proibizione di qualsiasi forma di culto, compresa l'adorazione delle statue[12]; furono inoltre inasprite le pene amministrative per i cristiani che si riconvertissero nuovamente al paganesimo[13] e nel decreto emanato nel 392 da Costantinopoli, l'immolazione di vittime nei sacrifici e la consultazione delle viscere erano equiparati al delitto di (lesa) maestà, punibile con la condanna a morte[14].
Per approfondire, vedi la voce Decreti teodosiani. |
I templi pagani furono oggetto di sistematica distruzione violenta da parte di fanatici cristiani e monaci appoggiati dai vescovi locali (in molti casi con l'appoggio dell'esercito e delle locali autorità imperiali) che si ritennero autorizzati dalle nuove leggi: si veda, per esempio, la distruzione del tempio di Giove ad Apamea, a cui collaborò il prefetto del pretorio per l'oriente, Materno Cinegio[15].
L'inasprimento della legislazione con i "decreti teodosiani" provocò delle resistenze presso i pagani. Ad Alessandria d'Egitto il vescovo Teofilo ottenne il permesso imperiale di trasformare in chiesa un tempio di Dioniso, provocando una ribellione dei pagani, che si asserragliarono nel Serapeo e compiendo violenze contro i cristiani. Quando la rivolta fu domata per rappresaglia il tempio fu distrutto (391).
Per approfondire, vedi la voce Serapeo. |
Teodosio cominciò a coniare monete in cui era raffigurato mentre portava il labaro[senza fonte]. Nel 393, interpretando i Giochi olimpici come una festa pagana, ne decise la chiusura, ponendo fine ad una tradizione millenaria[senza fonte].
Imperatore unico [modifica]
Dopo il 392, a seguito della morte dell'imperatore Valentiniano II, Teodosio governò come imperatore unico, sconfiggendo l'usurpatore Flavio Eugenio nella Battaglia del Frigido, del 6 settembre 394. La guerra scatenata da Eugenio, i cui eserciti marciavano al grido di Ercole invincibile, rappresentò l'ultimo tentativo di restaurare, almeno in una parte dell'impero, gli antichi culti religiosi ormai messi in discussione dall'avanzata del Cristianesimo. Nell'inverno del 394 Teodosio si ammalò di idropisia e dopo pochi mesi (il 17 gennaio 395) morì, lasciando il generale Stilicone come protettore dei figli Arcadio [senza fonte] e Onorio. In realtà a fungere da protettore di Arcadio fu, fino al momento della sua morte, il Prefetto del Pretorio d'Oriente Flavio Rufino, sostituito successivamente da Eutropio. Il 27 febbraio del 395 si tengono i solenni funerali di Teodosio celebrati da Ambrogio, che pronuncia il De Obitu Theodosii. Le esequie si svolgono seguendo per la prima volta il rito cristiano. L' 8 novembre del 395 la salma di Teodosio viene tumulata nella basilica degli Apostoli di Costantinopoli. Vi rimarrà fino al saccheggio della città del 1204.
Teodosio, mecenate delle arti [modifica]
Nel 390 Teodosio fece trasportare dall'Egitto a Costantinopoli l'obelisco del faraone Tutmosi III. Questo immenso bottino di guerra si erge tuttora nell'Ippodromo, la grande arena dotata di una lingua pista per le corse dei cavalli, che fu un tempo il centro pulsante della vita pubblica e politica di Costantinopoli, nonché il luogo in cui spesso scoppiarono tumulti popolari. L'erezione dell'enorme monolito costituì uno sforzo titanico per la tecnologia dell'epoca, che aveva fatto grandi progressi anche grazie alla produzione di apparati bellici per gli assedi delle città. L'obelisco, ornato dal simbolo della divinità solare Helios, fu in un primo tempo spostato da Karnak ad Alessandria, sulle ali dell'entusiasmo popolare per l'affermazione del Cristianesimo verso la metà del secolo. Lì rimase per tutto il tempo di una generazione, immagazzinato nei depositi del porto, mentre si cercava affannosamente di trovare il modo di imbarcarlo per spedirlo a Costantinopoli; la soluzione trovata alla fine non fu soddisfacente, tanto è vero che l'obelisco si spezzò durante il trasporto.
Il grande basamento di marmo bianco (vedere l'illustrazione) è interamente ricoperto di bassorilievi che raffigurano la corte imperiale riunita al gran completo per festeggiare il trionfo dell'ingegneria che consentì la realizzazione di questa opera ciclopica. Quattro zoccoli in porfido rosso staccano la parte celebrativa dal blocco di base, con decorazioni narrative storiche ed incisioni testuali che appaiono quindi scisse dal metastorico celebrativo superiore: Teodosio e la famiglia imperiale sono separati dal pubblico, composto interamente da nobili, e si trovano in un palco imperiale sormontato da un'ampia copertura, simbolo del loro rango reale. Il naturalismo, caratteristica tradizionale delle arti figurative romane, cede qui il passo ad un'arte di tipo più simbolico: il concetto di ordine, dignità e lignaggio, raffigurato mediante schiere serrate di volti umani, tende a soppiantare la prosaica rappresentazione della vita quotidiana, tipica della ritrattistica pagana. Nella base con raffigurazioni storiche appare un esempio di cancellazione (damnatio memoriae) di un prefetto.
La famiglia [modifica]
Dalla prima moglie Elia Flaccilla ebbe due figli, Arcadio e Onorio. Dalla seconda moglie, Galla, figlia dell'imperatore Valentiniano I e sorella di Valentiniano II, ebbe una figlia, la famosissima Galla Placidia, madre del futuro imperatore Valentiniano III.
Note [modifica]
- ^ Stefan Rebenich, "Gratian, a Son of Theodosius, and the Birth of Galla Placidia", Historia 34 (1985), pp. 372-85.
- ^ Codex Theodosianus, 16, 1.2
- ^ Codex Theodosianus, 11.7.13.
- ^ Codex Theodosianus, 16, 10.7
- ^ Codex Theodosianus, 16, 7.1; ribadito nel 383 (Codex Theodosianus, 16, 7.2).
- ^ Codex Theodosianus, 16, 10.8
- ^ Codex Theodosianus, 16, 10.9
- ^ Indro Montanelli, La storia d'Italia.
- ^ Zosimo.
- ^ Zosimo.
- ^ Epistola 51
- ^ Codex Theodosianus, 16.10.10
- ^ Codex Theodosianus, 16.7.4
- ^ Codex Theodosianus, 16.10.12.1
- ^ Teodoreto di Cirro, Historia Ecclesiastica, 5, 21. Di tali distruzioni si lamentò il retore greco Libanio nella sua orazione all'imperatore Teodosio ("Pro templis" (en).
Bibliografia [modifica]
- Codice teodosiano
- Zosimo, Historia Nea, iv
Voci correlate [modifica]
Le donne di Teodosio [modifica]
Altri progetti [modifica]
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