Tuesday, January 13, 2009

Teodosio I

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Teodosio I
Imperatore romano
Teodosio ritratto sull'omonimo missorio
Teodosio ritratto sull'omonimo missorio.
Regno
agosto 37815 maggio 392
Nome completo
Flavio Teodosio
Nascita
Cauca


11 gennaio 347
Morte
Milano


17 gennaio 395
Sepoltura
chiesa dei Santi Apostoli, Costantinopoli
Predecessore
Valente
Successore
Onorio in Occidente, Arcadio in Oriente
Coniuge
Elia Flaccilla (fino al 385)


Galla
Figli
Pulcheria, Arcadio e Onorio da Flaccilla
Graziano, Galla Placidia e Giovanni[1] da Galla
Dinastia
casata di Teodosio
Padre
Teodosio
Madre
Termanzia
Sul rovescio di questa moneta, coniata sotto Valentiniano II, sono rappresentati Valentiniano e Teodosio, entrambi con un'aureola.
Missorio di Teodosio, Real Academia de la Historia, Madrid
Una faccia del basamento dell'obelisco detto di Teodosio I, nell'Ippodromo di Costantinopoli

Flavio Teodosio (Cauca, 11 gennaio 347 - Milano, 17 gennaio 395), conosciuto anche come Teodosio I e Teodosio il Grande dagli scrittori cristiani, fu imperatore romano dal 379 fino alla sua morte.

Teodosio, passato alla storia per aver reso il Cristianesimo religione ufficiale di stato dell'Impero romano, fu l'ultimo imperatore romano a regnare su un impero unificato: gli imperatori che ereditarono da lui il potere si spartirono l'impero, che in seguito non fu mai più governato nella sua interezza da un solo uomo.

Indice

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Carriera [modifica]

Teodosio nacque in Hispania, figlio di Teodosio il Vecchio, funzionario imperiale di rango elevato.

Seguì il padre in Britannia nel 368, col compito di sopprimere una cospirazione: riuscì a sconfiggere i Sassoni e le altre popolazioni provenienti dalla Scozia e dall'Irlanda.

Divenuto comandante militare in Mesia, nel 374 perse due legioni ad opera dei Sarmati e venne esonerato dall'imperatore Valentiniano I. L'anno successivo suo padre venne giustiziato e Teodosio si ritirò nella natìa Spagna.

Imperatore d'oriente [modifica]

Nulla si sa di lui fino a quando, il 19 gennaio 379, in seguito alla morte dell'imperatore Valente nella disastrosa Battaglia di Adrianopoli ad opera dei Goti, l'imperatore Graziano lo nominò co-imperatore, affidandogli la parte orientale dell'impero.

Rapporti diplomatici con i Goti [modifica]

Durante il regno di Teodosio le regioni orientali rimasero relativamente tranquille. I Goti, insieme ai loro alleati, si erano insediati stabilmente nei Balcani ed erano motivo di continuo allarme. La tensione crebbe a poco a poco, tanto che, a un certo punto, l'imperatore associato Graziano rinunciò a mantenere il controllo delle province illiriche e si ritirò a Treviri, allora compresa nel territorio della Gallia. Questa manovra aveva lo scopo di consentire a Teodosio di portare avanti senza intralci le successive operazioni militari. Un motivo di grave debolezza degli eserciti romani del tempo era legato alla pratica di arruolare contingenti fra le popolazioni barbare e farli combattere contro altri barbari, loro fratelli. Teodosio fu costretto a mettere un freno a questa pericolosa abitudine, inviando le nuove reclute nel lontano Egitto, con la necessaria e costosa conseguenza di doverle rimpiazzare con leve di più affidabili romani nelle altre province dell'impero. Nonostante ciò si ha notizia di improvvise defezioni di contingenti barbari e dei frequenti rovesci militari che ne furono conseguenza.

Graziano inviò alcuni generali per liberare l'Illiria dai Goti, consentendo a Teodosio di entrare finalmente a Costantinopoli il 24 novembre del 380, al termine di una campagna militare durata due anni. Il 3 ottobre 382 fu stipulato con i Goti stessi, o perlomeno con quelli che erano scampati alla guerra, un trattato che li autorizzava a stanziarsi lungo il corso del Danubio, che allora costituiva il confine dell'impero, e più precisamente nella diocesi di Tracia, e di godervi un'ampia autonomia. In seguito molti di loro avrebbero militato stabilmente nelle legioni romane, altri avrebbero partecipato a singole campagne militari in qualità di federati, altri ancora, riuniti in bande di mercenari, avrebbero continuato a cambiare alleanza, finendo col diventare un motivo di grande e perdurante instabilità politica per tutto l'impero. Negli ultimi anni del regno di Teodosio uno dei capi goti emergenti, Alarico I, partecipò alla campagna che Teodosio condusse nel 394 contro il rivale Eugenio, per poi rivoltarsi contro Arcadio, figlio di Teodosio e suo successore in Oriente, subito dopo la morte dello stesso Teodosio.

Il cristianesimo diventa religione di Stato [modifica]

Moneta di Teodosio I.

All'inizio del suo regno Teodosio insieme agli altri due augusti, Graziano e Valentiniano II, promulgò nel 380 l'editto di Tessalonica, con il quale la fede cattolica diveniva la religione ufficiale dello stato.[2] La nuova legge riconosceva esplicitamente il primato delle sedi episcopali di Roma e di Alessandria in materia di teologia; grande influenza avevano inoltre i teologi di Costantinopoli, i quali, essendo sotto la diretta giurisdizione dell'imperatore, erano a volte destituiti e reintegrati in base al loro maggiore o minore grado di acquiescenza ai voleri imperiali.

Teodosio professava il credo niceno che si contrapponeva all'arianesimo: solo due giorni dopo essere giunto a Costantinopoli (il 24 novembre 380), Teodosio, con un atto che non mancò di produrre una violenta reazione, espulse dalla città il vescovo ariano Demofilo di Costantinopoli, affidando la conduzione delle chiese cittadine a Gregorio di Nazianzo, il patriarca della piccola comunità locale che praticava il credo niceno. Teodosio era appena stato battezzato dal vescovo Acolio di Tessalonica, mentre era gravemente ammalato, come era usanza nei primi tempi del cristianesimo.

Teodosio convocò inoltre nel 381 il primo concilio di Costantinopoli per condannare le eresie che si opponevano al credo niceno; durante questo concilio venne elaborato il simbolo niceno-costantinopolitano (una estensione del primo credo niceno), largamente in uso ai giorni nostri nella liturgia cristiana.

Nel 383 il giorno di riposo, il dies solis, rinominato dies dominicus divenne obbligatorio:[3]


« Idem aaa. ad Principium praefectum praetorio. Solis die, quem dominicum rite dixere maiores, omnium omnino litium et negotiorum quiescat intentio; debitum publicum privatumque nullus efflagitet; ne aput ipsos quidem arbitros vel e iudiciis flagitatos vel sponte delectos ulla sit agnitio iurgiorum. Et non modo notabilis, verum etiam sacrilegus iudicetur, qui a sanctae religionis instinctu rituve deflexerit. Proposita III non. nov. Aquileiae Honorio n. p. et Evodio conss. »

Altri provvedimenti nel 381 ribadirono la proibizione di tutti i riti pagani[4] e stabilirono che coloro che da cristiani fossero ritornati alla religione pagana perdessero il diritto di fare testamento legale.[5] Nel 382 si sanciva, tuttavia, la conservazione degli oggetti pagani che avessero valore artistico.[6] Il divieto dei sacrifici cruenti e delle pratiche divinatorie ad essi collegate venne ribadito nel 385.[7] La confessione fu resa segreta sotto Teodosio, quando una donna, dinanzi a migliaia di fedeli, si accusò d'essere andata a letto, il giorno avanti, col diacono che la stava in quel momento confessando.[8]

Guerre civili [modifica]

Divisione dell'Impero romano alla morte di Teodosio I (395).

Nel 383 Graziano morì assassinato mentre si appresta a combattere contro Magno Massimo, proclamato imperatore dalle legioni di Britannia. Appena raggiunto il potere, Magno Massimo inviò una ambasciata a Teodosio per proporre un trattato di amicizia che fu accettato, anche se l'imperatore orientale si stava preparando segretamente per la guerra.[9]

Sempre per sviare l'avversario, Teodosio impartì l'ordine di erigere una statua in onore di Magno Massimo ad Alessandria; l'ordine venne eseguito dal prefetto del pretorio Materno Cinegio che era stato inviato in oriente per reprimere gli antichi culti pagani. [10]

Nel 387 Massimo Magno, attraversò le Alpi arrivando a minacciare Milano, sede della prefettura d'Italia retta da Valentiniano II e dalla madre che cercano rifugio da Teodosio I che ottiene in sposa Galla, sorella di Valentiniano.

Teodosio mosse guerra a Magno Massimo, che fu sconfitto a Sciscia (oggi Sisech), nella battaglia della Sava, a Petovio (allora in Pannonia, odierna Ptuj in Slovenia), e definitivamente ad Aquileia nel 388.

Valentiniano II fu restaurato a Milano e sotto l'influenza di Teodosio lasciò l'arianesimo e aderì alla fede cattolica professata dal Concilio di Nicea.

Ambrogio e Teodosio [modifica]

Nel giugno del 390 la popolazione di Tessalonica (l'odierna Salonicco) si ribella e impicca il magister militum dell'Illirico e governatore della città Buterico, reo di aver arrestato un famoso auriga e di non aver permesso i giochi annuali. Teodosio ordina una rappresaglia; viene organizzata una gara di bighe nel grande circo della città a pochi giorni dai fatti, e, chiusi gli accessi, vengono trucidate circa 7000 persone. Giunta la notizia a Milano, Ambrogio, vescovo cattolico di Milano, scrive a Teodosio una lettera sdegnata[11] e lo costringe a mesi di penitenza e ad una richiesta pubblica di perdono che viene infine concessa nel Natale del 390. Secondo molti storici l'inasprimento della politica religiosa di Teodosio nei confronti del paganesimo fu in gran parte dovuta all'influenza di Ambrogio.

Provvedimenti contro il culto pagano [modifica]

Dopo l'episodio della ribellione di Tessalonica e della strage fatta perpetrare contro i cittadini ribelli da Teodosio e la successiva penitenza che gli fu imposta da Ambrogio, la politica religiosa dell'imperatore si irrigidì notevolmente: tra il 391 e il 392 furono emanati una serie di decreti (noti come decreti teodosiani) che attuavano in pieno l'editto di Tessalonica: venne interdetto l'accesso ai templi pagani e ribadita la proibizione di qualsiasi forma di culto, compresa l'adorazione delle statue[12]; furono inoltre inasprite le pene amministrative per i cristiani che si riconvertissero nuovamente al paganesimo[13] e nel decreto emanato nel 392 da Costantinopoli, l'immolazione di vittime nei sacrifici e la consultazione delle viscere erano equiparati al delitto di (lesa) maestà, punibile con la condanna a morte[14].

Per approfondire, vedi la voce Decreti teodosiani.

I templi pagani furono oggetto di sistematica distruzione violenta da parte di fanatici cristiani e monaci appoggiati dai vescovi locali (in molti casi con l'appoggio dell'esercito e delle locali autorità imperiali) che si ritennero autorizzati dalle nuove leggi: si veda, per esempio, la distruzione del tempio di Giove ad Apamea, a cui collaborò il prefetto del pretorio per l'oriente, Materno Cinegio[15].

L'inasprimento della legislazione con i "decreti teodosiani" provocò delle resistenze presso i pagani. Ad Alessandria d'Egitto il vescovo Teofilo ottenne il permesso imperiale di trasformare in chiesa un tempio di Dioniso, provocando una ribellione dei pagani, che si asserragliarono nel Serapeo e compiendo violenze contro i cristiani. Quando la rivolta fu domata per rappresaglia il tempio fu distrutto (391).

Per approfondire, vedi la voce Serapeo.

Teodosio cominciò a coniare monete in cui era raffigurato mentre portava il labaro[senza fonte]. Nel 393, interpretando i Giochi olimpici come una festa pagana, ne decise la chiusura, ponendo fine ad una tradizione millenaria[senza fonte].

Imperatore unico [modifica]

Dopo il 392, a seguito della morte dell'imperatore Valentiniano II, Teodosio governò come imperatore unico, sconfiggendo l'usurpatore Flavio Eugenio nella Battaglia del Frigido, del 6 settembre 394. La guerra scatenata da Eugenio, i cui eserciti marciavano al grido di Ercole invincibile, rappresentò l'ultimo tentativo di restaurare, almeno in una parte dell'impero, gli antichi culti religiosi ormai messi in discussione dall'avanzata del Cristianesimo. Nell'inverno del 394 Teodosio si ammalò di idropisia e dopo pochi mesi (il 17 gennaio 395) morì, lasciando il generale Stilicone come protettore dei figli Arcadio [senza fonte] e Onorio. In realtà a fungere da protettore di Arcadio fu, fino al momento della sua morte, il Prefetto del Pretorio d'Oriente Flavio Rufino, sostituito successivamente da Eutropio. Il 27 febbraio del 395 si tengono i solenni funerali di Teodosio celebrati da Ambrogio, che pronuncia il De Obitu Theodosii. Le esequie si svolgono seguendo per la prima volta il rito cristiano. L' 8 novembre del 395 la salma di Teodosio viene tumulata nella basilica degli Apostoli di Costantinopoli. Vi rimarrà fino al saccheggio della città del 1204.

Teodosio, mecenate delle arti [modifica]

Teodosio offre una corona di alloro al vincitore - Bassorilievo alla base dell'obelisco dell'Ippodromo di Istanbul

Nel 390 Teodosio fece trasportare dall'Egitto a Costantinopoli l'obelisco del faraone Tutmosi III. Questo immenso bottino di guerra si erge tuttora nell'Ippodromo, la grande arena dotata di una lingua pista per le corse dei cavalli, che fu un tempo il centro pulsante della vita pubblica e politica di Costantinopoli, nonché il luogo in cui spesso scoppiarono tumulti popolari. L'erezione dell'enorme monolito costituì uno sforzo titanico per la tecnologia dell'epoca, che aveva fatto grandi progressi anche grazie alla produzione di apparati bellici per gli assedi delle città. L'obelisco, ornato dal simbolo della divinità solare Helios, fu in un primo tempo spostato da Karnak ad Alessandria, sulle ali dell'entusiasmo popolare per l'affermazione del Cristianesimo verso la metà del secolo. Lì rimase per tutto il tempo di una generazione, immagazzinato nei depositi del porto, mentre si cercava affannosamente di trovare il modo di imbarcarlo per spedirlo a Costantinopoli; la soluzione trovata alla fine non fu soddisfacente, tanto è vero che l'obelisco si spezzò durante il trasporto.

Il grande basamento di marmo bianco (vedere l'illustrazione) è interamente ricoperto di bassorilievi che raffigurano la corte imperiale riunita al gran completo per festeggiare il trionfo dell'ingegneria che consentì la realizzazione di questa opera ciclopica. Quattro zoccoli in porfido rosso staccano la parte celebrativa dal blocco di base, con decorazioni narrative storiche ed incisioni testuali che appaiono quindi scisse dal metastorico celebrativo superiore: Teodosio e la famiglia imperiale sono separati dal pubblico, composto interamente da nobili, e si trovano in un palco imperiale sormontato da un'ampia copertura, simbolo del loro rango reale. Il naturalismo, caratteristica tradizionale delle arti figurative romane, cede qui il passo ad un'arte di tipo più simbolico: il concetto di ordine, dignità e lignaggio, raffigurato mediante schiere serrate di volti umani, tende a soppiantare la prosaica rappresentazione della vita quotidiana, tipica della ritrattistica pagana. Nella base con raffigurazioni storiche appare un esempio di cancellazione (damnatio memoriae) di un prefetto.

La famiglia [modifica]

Dalla prima moglie Elia Flaccilla ebbe due figli, Arcadio e Onorio. Dalla seconda moglie, Galla, figlia dell'imperatore Valentiniano I e sorella di Valentiniano II, ebbe una figlia, la famosissima Galla Placidia, madre del futuro imperatore Valentiniano III.

Note [modifica]

  1. ^ Stefan Rebenich, "Gratian, a Son of Theodosius, and the Birth of Galla Placidia", Historia 34 (1985), pp. 372-85.
  2. ^ Codex Theodosianus, 16, 1.2
  3. ^ Codex Theodosianus, 11.7.13.
  4. ^ Codex Theodosianus, 16, 10.7
  5. ^ Codex Theodosianus, 16, 7.1; ribadito nel 383 (Codex Theodosianus, 16, 7.2).
  6. ^ Codex Theodosianus, 16, 10.8
  7. ^ Codex Theodosianus, 16, 10.9
  8. ^ Indro Montanelli, La storia d'Italia.
  9. ^ Zosimo.
  10. ^ Zosimo.
  11. ^ Epistola 51
  12. ^ Codex Theodosianus, 16.10.10
  13. ^ Codex Theodosianus, 16.7.4
  14. ^ Codex Theodosianus, 16.10.12.1
  15. ^ Teodoreto di Cirro, Historia Ecclesiastica, 5, 21. Di tali distruzioni si lamentò il retore greco Libanio nella sua orazione all'imperatore Teodosio ("Pro templis" (en).

Bibliografia [modifica]

Voci correlate [modifica]

Le donne di Teodosio [modifica]

Altri progetti [modifica]

Collegamenti esterni [modifica]

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