Domenica prossima all’università di Reading, a ovest di Londra, sei sofisticati computer saranno sottoposti ad un test di conversazione inventato mezzo secolo fa dal matematico Alan Turing per accertare se le macchine siano in grado di «pensare».
A quanto ha raccontato al domenicale Kevin Warwick, professore di cibernetica a Reading, è venuto il momento di verificare se i computer ’intelligentì d’oggi siano ormai in grado di reggere senza falla una conversazione come se fossero degli esseri umani.
Finora nessuna macchina ha passato il ’test di Touring’ che consiste nel parlare con un essere umano come in genere fanno tra di loro i discendenti di Adamo ed Eva: Ma tu chi sei? Come ti chiami? Sei felice? Hai delle preoccupazioni? Che lavoro fai? Eccetera eccetera.
Nel 1997 il supercomputer Ibm Deep Blue vinse agli scacchi il campione del mondo di quella specialità Garri Kasparov. Negli ultimi undici anni le ricerche sull’intelligenza artificiale hanno fatto passi avanti così giganteschi da convincere il prof. Warwick che i sei supercomputer coinvolti nel prossimo ’Touring test’ chiamati Alice, Brother Jerome, Elbot, Eugene Goostam, Jabberwacky e Ultra Hal dovrebbero uscire vittoriosi dall’esperimento e fornire sui monitor risposte «al cento per cento umane» ai loro intervistatori in carne e ossa.
«Le macchine - ha detto il professore al domenicale londinese - hanno una loro consapevolezza così come ce l’hanno a modo loro i pipistrelli o i topi. Ovviamente si tratta di una consapevolezza diversa da quella degli umani e ovviamente ci saranno filosofi che diranno: sì, i computer hanno superato il test di Touring ma non sanno quello che fanno». |
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